“Selvatico Ancestrale” restituisce un filo di voce all’urlo muto di chi non ha voce.
Un filo d’erba, un albero, un’ape.
In un mondo in cui si butta ciò che si rompe. In cui si arriva al parossismo di pensare alla colonizzazione di altri pianeti, dando per assodato che la distruzione del nostro sia ineluttabile, la resistenza esiste. Esiste nelle persone senzienti, nei Popoli Foresta, nelle nuove generazioni, che ragionano come i Popoli Foresta, senza averli mai incontrati, come sottolinea Eliane Brum, nel suo “Amazzonia”. Il sodalizio con la giornalista fotografa Giuditta Pellegrini, che da dieci anni fotografa le foreste del mondo, dando vita alla mostra omonima, ha risvegliato la nostra necessità e il senso di appartenenza.
Le sue fotografie si avvolgono sui costumi ideati da Salvatore Vignola, simbolo di vita e speranza.
I colori elementari, che accendono tutte le sfumature, nella Tricroma di Giovanni Anceschi, progetto del 1964, qui espansa fino a diventare antro, grotta, rifugio, sono rappresentazione di una sintesi possibile tra umano e natura, nel progetto scenografico di Marina Conti.
In scena gli attori detenuti ed ex detenuti con Eleonora Cicconi, interpretano il corpo foresta e i distruttori, nella ricerca di una sintesi.
Umana Natura. La nostra speranza, il nostro augurio.
Crediti
Selvatico Ancestrale
Drammaturgia e regia Ivana Trettel
Testi Ivana Trettel, Alessandro Arisio, Christopher Santos e Vittorio Mantovani
In scena Anwar Ahmed, Alessandro Arisio, Carlo Bussetti, Alfonso Carlino, Babacar Casse, Eleonora Cicconi, Vittorio Mantovani, Cristhian Ortega, Nunzio Saglimbene, Christopher Santos, Nicolae Stoleru
Costumi Salvatore Vignola realizzati dai detenuti costumisti sotto la guida di Tommaso Massone
Scenografia Marina Conti e Ivana Trettel con l’artista cinetico Giovanni Anceschi e la sua opera “Strutturazione Tricroma”, realizzata dai detenuti scenografi guidati da Simona Venkova
Allestimento tecnico di Silvia Laureti con i detenuti tecnici audio luci
Musiche originali di Nicolini/Troiani
Assistenza alla regia Eleonora Cicconi
Cura del progetto Nicoletta Prevost
In collaborazione con il progetto fotografico “Resistenza Selvatica” di Giuditta Pellegrini.
