Un’icona del repertorio di Puntozero, Antigone è entrata stabilmente nella storia della compagnia fin dal debutto nel 2009 e poi al Piccolo Teatro nel 2019. Diretto da Giuseppe Scutellà, lo spettacolo nasce dall’incontro tra il testo sofocleo, presentato nella traduzione limpida di Maria Grazia Ciani, e la vitalità della compagnia composta da giovani detenuti e non del Carcere Minorile Cesare Beccaria di Milano.
La forza della parola antica si rinnova nella scena essenziale, dove il conflitto tra Creonte e Antigone — tra νόμος, la legge della polis, e γραπτα νόμιμα, le leggi non scritte degli dèi — si fa carne e voce.
Nelle parole della critica Diana Perego (drammaturgia.it): “Suscita soprattutto eleos l’Antigone diretta da Giuseppe Scutellà. Una pietà tanto profonda da indurre alle lacrime.” L’allestimento si distingue per la cura ritmica e corale: le sticomitie sovrapposte, la danza convulsiva del coro, il battito delle mani e delle lance sul legno che richiama suoni arcaici, l’ossessiva ripetizione del decreto di Creonte in più lingue a sottolineare l’alterità. Suggestiva la scelta registica di affidare il ruolo di Creonte a un’attrice: un ribaltamento che mette in discussione i rapporti di potere e di genere. Lo spettacolo diventa così un rito di riflflessione collettiva: i giovani attori — italiani e stranieri, con accenti diversi e storie di vita complesse — ridanno voce a una tragedia che interroga ancora oggi il senso della giustizia, della legge e dello straniero. «Non sono nata per condividere l’odio ma l’amore» (Antigone, v. 523)
